“31 anni e una pandemia”. Capitolo 30: Profumo d’incenso

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Giuseppe Turchi

31 anni e una pandemia

 

Parte III
“Perseverare”

30. Profumo d’incenso

L’aria della camera è pervasa da un intenso aroma alla vaniglia. Da quando mia cugina mi ha fatto conoscere il mondo degli incensi ne sono diventato dipendente. Basta accenderne un bastoncino e l’atmosfera della casa cambia. Diventa più caratteristica, più accogliente. Scrivere con quel Profumo in sottofondo riempie il mio lavoro di sensazioni positive.

«Com’è andato il Natale?»

Non troppo diversamente dal solito. Le regole per le feste mi hanno permesso di raggiungere i miei zii e di mangiare con loro. Nel menù c’erano crostini ai funghi, gnocchi al sugo di noci, cappelletti in brodo e bollito. Un capolavoro di bontà.

«Non hai incontrato nessuna pattuglia dei Carabinieri?»

Nemmeno una, né all’andata, né al ritorno, per tutto il tragitto da Solignano a Parma. Non so se sia stato per il meteo veramente uggioso o per un atto di carità nei confronti dei cittadini. Mi aspetto più severità nei prossimi giorni.

«So che le regole sono piuttosto intricate…»

Alterneremo zona rossa a zona arancione fino all’Epifania, dopodiché torneremo zona gialla. Nonostante le limitazioni dei movimenti è stato concesso un viaggio al giorno per incontrare parenti e amici, ma pure la libera circolazione entro 30 km se si abita in un Comune in zona arancione con meno di 5000 abitanti. Solo non si può raggiungere il Capoluogo di Provincia se non per le note esigenze di lavoro, salute o necessità. Mi sarà più che sufficiente per mantenere un po’ di vita sociale con le persone che contano.

«Col vaccino a che punto siamo?»

Pare che oggi sia arrivato il primo furgone con le dosi. Spero davvero che sia efficace, anche perché hanno già trovato una mutazione nel virus. La chiamano ‘variante inglese’ e sembra che sia ancora più contagiosa. Molte frontiere sono state chiuse per questo.

Ogni tanto mi fisso a guardare il tizzone sul portaincenso. Un minuscolo bagliore arancione consuma le erbe avvolte attorno al bastoncino diffondendone il prezioso aroma. Mi viene in mente un pensiero un po’ malinconico: quello stecco assomiglia alla vita che viene consumata dal tempo. L’odore è il risultato delle nostre azioni. Penso che una bella vita sia quella che produce abbastanza profumo da soverchiare il sentore di bruciato. Quella che, anche una volta consumato tutto il bastoncino, lasci delle ceneri che continueranno a emettere una deliziosa fragranza. Invece troppo spesso non si sente altro che puzza di fumo.

«Tu stai provando a profumare. Come va con il nuovo libro?»

Meglio di quanto credessi. Ne ho scritto già più di metà, concludendo la parte più teorica. Adesso non dovrò fare altro che raccontare alcune mie esperienze. Sono ottimista.

«Hai scritto 75mila battute in due settimane?»

Sì. Diciamo che era un uovo che covavo da tempo. Ma la cosa più bella è stato studiare alcuni libri di psicologia. Me li sono letti senza il minimo stress e con l’entusiasmo di chi sa che quel materiale gli permetterà di creare qualcosa. Un’amica mi ha detto che la saggistica divulgativa è il mio pane. La facilità con cui scrivo le dà ragione. L’unica cosa che mi manca è il pubblico.

«So che la tua pagina Facebook ha sfondato quota diecimila. Stai crescendo. Lo vedi? Vedi che sei sceso dalla ruota del criceto?»

Intuisco qualcosa, però non posso fare a meno di chiedermi una cosa.

«Dimmi.»

Perché il mio valore deve dipendere dai numeri? Perché la mia immagine migliora se ottengo del consenso? Sono alcuni anni che vado proponendo certe idee, che ho un certo modo di ragionare, ma perché la gente mi rispetta di più solo ora? E quando i numeri saliranno ancora? Diventerò come per magia un buon partito? No, sto solo diventando un ingranaggio della macchina.

«Ti stai facendo conoscere, tutto lì. Stai uscendo dal tuo guscio e, nell’esporti, permetti agli altri di entrare.»

No, la questione è più venale. Perché ragazze che prima m’ignoravano ora sono disponibili a scambiare due parole? Non sono certo diventato più bello, né i miei pensieri e i miei interessi sono diventati più pop. Perché amici e conoscenti mi chiedono di entrare in politica? È come se i numeri creassero un’aura che migliora la mia immagine. Immagine che io non riesco a vedere così sfolgorante. Anzi, ai miei occhi nulla di me sembra mai abbastanza.

«Proprio non contempli l’idea di essere cambiato? Di essere più accogliente nei confronti degli altri? Di essere persino trascinante qualche volta? Quando pensa a te la gente sa che riderà e troverà supporto. Hai abbattuto l’invidia cattiva e la rabbia logorante. Ti restano ancora due demoni da sconfiggere, ma per ora hai già fatto tanto.»

Tu dici che, mentre brucio, profumo come te, almeno un po’?

«Io penso di sì.»

Anche se sono un inconsolabile ipercritico?

«Tu resisti sulla tua via, lima gli ultimi spigoli, e profumerai come nemmeno immagini.»

L’ultimo cilindro di cenere di stacca dal bastoncino e cade sul portaincenso. Devo andare in bagno. Quando torno, l’aroma di vaniglia è persistente. Mi sembra di entrare in un altro mondo. L’orologio segna le 00:03. È già Santo Stefano.

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