“31 anni e una pandemia”. Capitolo 5: Accanimento

⏮️Vai al capitolo precedente

Vai al capitolo successivo⏭️

 

Giuseppe Turchi

31 anni e una pandemia

 

Parte I
“Incatenato”

 

5. Accanimento

 

Ho preso una sedia pieghevole e ho risalito di buona lena il sentiero fino all’albero sulla roccia. Il sole è ancora alto e decido di approfittarne togliendomi la maglietta. Sono bianco come il latte. Non mi meraviglia che nelle ultime analisi sia risultato carente in vitamina D. La vegetazione rigogliosa che ho intorno mi fa pensare a quanto siano miserevoli le mie giornate. Computer, lettura, computer, studio, telefono, chiacchierata, Porta a Porta, Rainews24, fine. Oltre alla carenza di vitamina D ho pure le occhiaie e i disturbi di stomaco.

Noto che nell’ultimo periodo è come se pensassi a vuoto, paralizzato dalla noia e deprivato di ogni energia. Sento anche di essermi incattivito. Mal tollero quelli che ho intorno e ogni volta che accendo la TV assisto ai teatrini pietosi della politica.

“Riaprire subito! Riaprire tutto! Il covid è poco più che un’influenza!”

“Chiudere tutto! Il Governo era informato da tempo e ha agito in ritardo!”

“Riaprire tutto, anche al costo di più morti!”

La contraddizione è diventata la norma.

Caro il mio Albero sulla Pietra, stiamo oltrepassando ogni limite. Perdonami se vengo a contaminarti con questi pensieri, ma il tuo bosco è l’unico posto dove posso depurarmi un po’.

«La tua rabbia è cresciuta. Mi chiedo da dove nasca davvero.»

Devo sputare via un po’ di bile. Quelli che dovrebbero essere i rappresentanti del popolo sfruttano l’ignoranza dei propri elettori per tirare acqua al proprio mulino.

«La tua è indignazione, dunque?»

Sì, verso i manipolatori e il branco di pecore che perdona tutto loro! Questi dannati demagoghi non hanno come priorità il bene comune ma solo quella di affermare sé stessi. La Madonna, il Vangelo, il rosario, la Nutella, le citofonate, le accuse al Governo, il coronavirus modificato dai cinesi: vale tutto! E la massa non se ne accorge. Che schifo!

«Tu, invece?»

Io mi sto chiudendo al dialogo. Non si può persuadere chi è polarizzato e vuole avere ragione a tutti i costi. Perché dovrei ascoltare chi non mi ascolta? Perché dovrei sopportare insulti e stupidità? Che vadano al diavolo!

«Visto che loro non sanno costruire un dialogo costruttivo, dovresti provarci tu. Essere un esempio. Qualche tecnica la conosci.»

Certo, in quale pianeta?! Gli esempi che hanno seguito oggi fanno rima con potere, soldi e fama. Un laureato in Filosofia che complica i problemi anziché risolverli è tutto fuorché appealing e non crea engagement. W il gergo moderno!

Eppure, sarebbe facile evitare di rodersi il fegato. Basterebbe disinstallare le app social e scansare i telegiornali. Solo che non ce la faccio. Non riesco a disinteressarmi.

Quando guardo il mio Paese ho la percezione di un organismo che si mantiene appena sopra alla soglia della sopravvivenza. L’Italia non è un corpo in salute e allenato ma un fisico pieno di acciacchi che tira a campare. Forse questo è il massimo che si può raggiungere in un mondo retto dagli equilibri di potenza e dai favoritismi.

Quanto vorrei sanare questa cultura degradante con una riforma della scuola! Educazione dei giovani e governo di soli sapienti, come voleva Platone, con tanta etica, pensiero critico ed ecologia. Per coltivare delle persone civili, capisci? Non dico geni ma persone civili capaci di dialogare, di riconoscere le fake news e i propri pregiudizi.

«Mi sembra un po’ vago come progetto. Tante belle parole, tanti begli obiettivi, ma è possibile realizzarli nel concreto? Non credo che tu abbia sufficienti competenze per affrontare un problema tanto ampio. Vuoi educare le persone tramite le materie che hai studiato tu, come se questo fosse sufficiente a cambiare rotta.»

Hai ragione. Lo Stato è un organismo e non puoi sperare di guarire tutte le sue parti a partire dall’educazione. Questo sistema economico non tollererebbe il tipo di scuola che penso io. Esso esige dei tecnici e manderebbe in rovina una nazione fatta di umanisti. Però, d’altro canto, è stato proprio il proliferare di tecnici senza consapevolezza etica a produrre ignoranza e ingiustizie. Non so che fare.

«Calmati, osserva, studia e sii consapevole di quello che provi. Parti da te, poi ti dedicherai al resto del mondo.»

Uhm, ok.

«Che c’è?»

È strano. Mi sento più rilassato ora. Prima ho parlato in preda all’ira e sono diventato lo specchio di quelli che ho criticato. Come posso denunciare la radicalizzazione se poi ci sono caduto io stesso? Stare qui mi ha fatto bene.

«È che qui tutti sono accolti.»

Vai al capitolo successivo: (Didattica a) Distanza

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *