L’Islam: qualche considerazione per un dibattito

Le sfide che attendono la nostra società comportano necessariamente un confronto a trecentosessanta gradi tra tutte le comunità. Da diversi anni in collaborazione con i corsi di Sociologia della Globalizzazione e Antropologia ed Istituzioni dell’Islam dell’Università di Parma, ho curato diversi seminari e lezioni che hanno coinvolto attivamente rappresentanti della cultura e della fede musulmana. Il professor Adel Jabbar, con cui Alessandro Bosi mi ha messo in contatto, e di cui ho seguito alcuni incontri, a cui mi ha gentilmente invitato, mi ha inviato un suo contributo sul tema Dell’Identità delle società islamiche, cui seguirà una sua intervista che abbiamo concordato con l’auspicio che questa sua disponibilità sia l’inizio di una collaborazione su queste tematiche, che seguo e continuerò a seguire anche attraverso due pubblicazioni una in dirittura d’arrivo, l’altra già in avanzato stato progettuale. Ma ciò che maggiormente interessa al nostro progetto è invitare rappresentanti ed amici di queste comunità territoriali che alla luce degli argomenti affrontati cercherò di coinvolgere attivamente nella nostra produzione culturale.

Francesco Gianola Bazzini

 

di Adel Jabbar – A circa dieci anni dall’inizio delle rivolte arabe che hanno avuto inizio in Tunisia con la tragica vicenda di Mohammed Bouazizi nel dicembre del 2010 e che in seguito si sono estese in diversi paesi arabo-islamici, si è aperto un complesso dibattito relativo alla questione dell’identità e alla ricerca di un indirizzo politico capace di aggregare i diversi attori politici e sociali al fine di trovare una via di uscita dalla crisi in cui versano molte società arabe e evitare il collasso di alcune entità statuali. Tale dibattito è uno dei risultati più significativi di quella che ormai viene comunemente chiamata “primavera araba”.

Una delle conseguenze più interessanti di queste rivolte, è la ritrovata importanza del ruolo dell’individuo nello spazio pubblico e l’inaspettata molteplicità di correnti di pensiero, di opinioni e di punti di vista presenti nella società.

In questo quadro si colloca oggi il contenzioso tra i diversi attori che concorrono per proporsi quali gestori dei cambiamenti e di conseguenza del potere politico. Un particolare attore politico, sociale e culturale che sta dimostrando di avere un certo seguito, è sicuramente il filone che fa riferimento all’Islam politico nelle sue diverse anime, tra cui la confraternita dei fratelli musulmani, la realtà sfaccettata dei movimenti salafiti, fino ad arrivare all’Islam liberale. Ciò avviene in una realtà variegata e in condizioni intricate e fortemente conflittuali che caratterizzano, con intensità diverse, tutta l’area. In sostanza notiamo che a seguito delle sollevazioni partite dalla Tunisia nel 2010, la vita pubblica nei paesi interessati si è vivacizzata divenendo molto più complessa.

L’Islam politico e culturale che a causa delle restrizioni poste da parte dei regimi durante quasi tutto l’arco del 900 era rimasto ai margini della vita pubblica (tranne che per qualche eccezione come in Arabia Saudita), ora torna ad essere un protagonista nei processi politici. Nel passato periodo di emarginazione, i movimenti politici d’ispirazione religiosa godevano di spazi molto limitati per potersi confrontare concretamente con altri attori al fine di dibattere apertamente le questioni legate alla gestione pubblica. L’opinione pubblica delle società islamiche tra cui quella del mondo arabo si è prevalentemente divisa su due immagini degli esponenti dei movimenti islamici: da un lato l’immagine dei devoti perseguitati per la loro dedizione alla religione e dall’altro quella di una combriccola di cospiratori alla ricerca di potere per imporre la propria visione del mondo.

L’affacciarsi del dilemma identitario

Fino ad inizio ‘800 la società islamica, seppure indebolita, aveva mantenuto rapporti di scambio tutto sommato paritari con i propri vicini. Da questo momento in poi tuttavia comincia il declino irreversibile avvertito da tutti i musulmani.

Il mondo islamico che oggi ci troviamo di fronte, rappresenta l’esito di questo sconvolgimento, che influenza tutto lo sviluppo successivo di questa società, in termini storici, sociali ma anche economici e politico-istituzionali.

“Sconcerto per la rapidità dei cambiamenti, ammirazione per le impensabili novità tecniche e scientifiche, senso di impotenza, curiosità, anelito all’imitazione: tutti questi sentimenti convissero nell’anima degli intellettuali musulmani, posti di fronte a questa mutata situazione. Ma presto subentrarono altri sentimenti, ridestati dalla stessa rapacità e arroganza degli invasori (o amministratori) europei: Il senso di umiliazione, lo spirito di rivalsa, l’odio verso le élite musulmane ‘europeizzanti’ e ‘collaborazioniste'”. 1

La questione del rapporto Islam – Occidente ha via via acquisito sempre più importanza ed urgenza nel mondo e in particolar modo all’interno delle società islamiche stesse. Indicativa è la riflessione di Mohammad Khatami, ex-presidente dell’Iran, su come il musulmano vive nel mondo di oggi e sul potenziale ruolo dell’Islam.

Per quanto riguarda “noi“, (…) intendo questo termine nel senso di “noi musulmani”; (…)nel passato abbiamo creato una civiltà, abbiamo svolto un ruolo nella storia dell’umanità, mentre oggi la nostra situazione è differente, non ricopriamo più quel ruolo; eppure desideriamo ritrovarci nel tessuto profondo della storia, e se possibile costruirci un futuro che sia diverso dal nostro presente e persino dal nostro passato, senza voler togliere spazio a chi non fa parte di noi, e senza trascurare le conquiste della scienza, degli studi e del pensiero speculativo e pratico dell’umanità. Quale è, invece, il significato che attribuisco all’altro termine, “il mondo di oggi”? In breve, per “mondo di oggi” intendo la “civiltà occidentale”. Ovvero, tutto quanto in questa fase domina e gestisce il mondo e l’umanità, esercita una influenza potente sulla nostra vita economica, politica, culturale e sociale, e senza di cui – senza la sua impronta, senza le sue conquiste – la vita sarebbe impossibile anche per chi non è occidentale. (…). Il mondo di oggi, o è esso stesso occidente (un occidente di concezioni, di valori, di pensieri e teorie, non per forza l’occidente geografico), e dunque la sua vita è occidentale in tutte le sue dimensioni; oppure pur non essendo collocato all’interno dell’occidente geografico o nell’ambito della civiltà occidentale, ne subisce intensamente l’influenza, e non ha alcuna possibilità di vivere senza di esso. Tale è il nostro mondo attuale. 2

Un mondo dunque che viene inglobato dall’occidentale mantenendolo in una situazione di subalternità sia in senso geografico sia in senso economico, politico, sociale, culturale e perennemente svalutato del suo valore, oggi come ieri.

L’Islam e la questione identitaria

Oggi il mondo, comprese le società del mondo islamico, è attraversato da rivendicazioni identitarie.

Partendo da questa considerazione, si può sviluppare una breve riflessione, per cercare di collocare all’interno di una visione complessiva e dentro un percorso storico aspetti contigui che altrimenti sembrerebbero caratterizzare esclusivamente il mondo islamico. Infatti, individuare nella religione Islamica la causa di prassi che vengono comunemente definite come fondamentalismo o integralismo può essere insufficiente per comprendere quanto sta avvenendo nelle società arabo-musulmane. Come nella maggior parte delle altre esperienze religiose anche l’Islam ha conosciuto delle interpretazioni estremistiche che sono state definite dai studiosi musulmani del passato con i seguenti termini: ghulu, traducibile come ‘estremismo’ e ta’assub traducibile come ‘fanatismo’. Questi due termini rappresentano due concezioni limite nella differenziata galassia dei fondamentalismi.

Pertanto, possiamo comprendere i movimenti estremisti di ispirazione islamica considerandoli come conseguenza dell’impatto con il rinnovamento imposto dall’esterno, vissuto in termini di sopraffazione, di assoggettamento e un prodotto dell’impoverimento del pensiero islamico a differenza della dinamicità che ha caratterizzato soprattutto l’Islam medioevale.

In altri termini, le società arabo-musulmane oggi vengono a collocarsi in una condizione periferica sia rispetto al proprio pensiero sia rispetto alle dinamiche caratterizzanti il modello di sviluppo dominante.

Oggi i termini gulu e ta’assub vengono a coincidere con tale condizione periferica. Va aggiunto che il recupero del passato si presenta sovente in termini mitologici-nostalgici, del tipo: “Quanto grande era la nostra gloria grazie alla nostra fede!”; “Dall’abbandono della fede ci è arrivato il castigo del vivere in condizioni di desolazione e di subalternità”. Questo pensiero non fa che accentuare l’esperienza di marginalità e la crisi della coscienza sia individuale che collettiva.

L’agire dell’islamismo malgrado il suo discorso di ispirazione religiosa, è finalizzato all’acquisizione di una legittimità nell’arena pubblica e eventualmente al concorrere nel proporsi come attore politico aspirante a raggiunger un ruolo di governo. Le rivendicazioni dell’islamismo politico non sono determinati da visioni spirituali, bensì sono spesso il frutto delle varie contingenze politiche e degli interessi concreti in gioco.

E’ un reagire, più che un agire, perché spesso mancano elementi indispensabili per elaborare e per costruire un reale progetto politico, sociale, economico e culturale. Nella situazione attuale il pensiero islamico e i suoi fautori sono richiamati a ritrovare anche nella tradizione e nelle pratiche storiche riferimenti per poter affrontare i temi complessi che pongono le diverse società e che aspettano delle soluzioni, in particolare le questioni come la partecipazione politica, il pluralismo culturale, lo sviluppo economico, la giustizia sociale e le problematiche ambientali.

Adel Jabbar – sociologo dei processi migratori e comunicazione interculturale. Ha insegnato sociologia delle culture e delle migrazioni all’Università Ca’ Foscari di Venezia e Comunicazione interculturale all’università di Torino. Libero docente incaricato nell’ambito della sociologia dell’immigrazione . Insegna all’Istituto superiore di scienze religiose (BZ) sui temi del pluralismo e il dialogo interreligioso. Collaboratore del Forum provinciale per la pace di Trento e del Centro per la pace di Bolzano. Già membro della Consulta culturale della Provincia Autonoma di Bolzano. Referente scientifico dell’Ufficio Multilingue della Provincia Autonoma di Bolzano.

 

Leggi anche:  Cos’è l’Occidente oggi; Islam e Occidente; Nitrato di luce: contro una desertificazione di futuro; L’Occidente alla prova della pandemia.

Notes:

  1. Carlo Saccone, Allora Ismaele si allontanò nel deserto. I percorsi dell’Islam da Maometto ai nostri giorni, edizioni Messaggero, Padova, 1999, p. 288.
  2. Mohammad Khatami, Religione, libertà e democrazia, Editori Laterza, Bari, 1999, pp. 42-43.

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