Intervista Al Professor Walter Le Moli a cura di Francesco Gianola Bazzini

Centro Interdipartimentale Ricerca Sociale Università di Parma

Associazione Culturale Luigi Battei  – Blog prospettiva

Intervista Al Professor Walter Le Moli a cura di Francesco Gianola Bazzini

La cultura in generale, il Teatro e il Cinema, rappresentano un aspetto non secondario nella crescita delle relazioni sociali. Quale consigliere del Centro Interdipartimentale di Ricerca Sociale dell’Università di Parma (CIRS), ho proposto alla Direttrice Professoressa Chiara Scivoletto di poter ascrivere il contributo che segue all’attività del centro, sulla scia dei Webinar “Un Istante Le sfide della pandemia”(settembre 2020 – maggio 2021) visibili sui canali dell’Università di Parma. L’iniziativa è stata accolta con interesse. La pubblichiamo attraverso il Blog dell’Associazione Culturale Luigi Battei.
Walter Le Moli è tra coloro che hanno operato da oltre cinquant’anni per trasformare Parma da territorio di mero consumismo di eventi a Città della produzione teatrale. Resta un convinto teorico e un difensore del grande progetto che riscatta la grande storia culturale e il ruolo della provincia italiana per vederla nuovamente assurgere a laboratorio di valore nazionale e rilevanza europea. Tra i fondatori di Teatro Due con questa breve intervista, ripercorrendo con dei Flash la sua esperienza, ci trasmette con intelligenza e positiva lungimiranza la speranza che anche il mondo della cultura e del teatro usciranno da questa “Apocalisse” del Covid 19 con nuova e ritrovata energia.

Carissimo Prof, sono passati parecchi anni dalla nascita della Compagnia del Collettivo di cui sei stato uno degli artefici. La novità della vostra intuizione, credo una delle poche se non l’unica in Italia in quel periodo (siamo negli anni ’70), è stata polo di attrazione per molti ragazzi e ragazze che si sono affacciati al mondo dello spettacolo. Che ruolo hanno avuto tanti giovani in questa vostra impresa pionieristica e nella vostra crescita?

Quando abbiamo iniziato anche noi eravamo “giovani ragazzi”. Siamo stati accolti e ci è stata data fiducia. Abbiamo cercato di ricordarcene sempre nel rapporto coi nuovi “giovani ragazzi”. Leopardi scriveva nelle Ricordanze:

O primo entrar di giovinezza, o giorni

Vezzosi, inenarrabili, […]

Ogni cosa sorride; invidia  tace,

Non desta ancora ovver benigna; e quasi

(Inusitata maraviglia!) il mondo.

La destra soccorrevole gli porge

Scusa gli errori suoi, festeggia il novo

Suo venir nella vita, ed inchinando

Mostra che per signor l’accolga e chiami?

Fugaci giorni!

Abbiamo deciso di non lasciarci condizionare dalle delusioni o dai tradimenti dell’intelligenza e la porta è stata lasciata sempre aperta. Con tutte le implicazioni che comporta.

Passa qualche anno e la vostra idea diventa Teatro Due, ti ho conosciuto; io giovane Consigliere Comunale tu giovane e affermato Regista Teatrale. Sindaco di allora il compianto Lauro Grossi. Siamo negli anni ’80, cosa hanno significato per Teatro Due e per te in particolare?

Voglio rammentare la conoscenza di Enzo Bioli, che prima d’essere Assessore è stato un pittore; questo ha avuto una particolare importanza nella conduzione del suo mandato. E voglio rammentare anche le battaglie compiute contro la Regione per evitare la “sovietizzazione della cultura” in Emilia-Romagna. Non si poteva accettare l’idea di calare il modello dell’agenzia di stato russa, in cui l’Amministrazione si incarica di distribuire e promuovere gli spettacoli, nel nostro contesto; in filigrana, si intuivano subito le storture cui tale impostazione avrebbe condotto, ossia la possibilità di decidere cosa promuovere e distribuire.

Elencare le rappresentazioni teatrali di cui sei stato regista è un elenco infinito. Hai messo in scena giganti come Cechov, Shakespeare, Omero, Moliere, Ionesco, Puccini, Janacek, Verdi, Mozart Quale spettacolo o autore ricordi in modo particolare?

Due su tutti: Amleto di William Shakespeare al Teatro Farnese di Parma e il Marat-Sade di Peter Weiss a Teatro Due. Nel primo caso, il “maraviglioso” barocco era curiosamente ottenuto sottomettendoci allo spazio, non ingaggiando una lotta con lui, sottraendoci, non utilizzandolo da vetrina per i nostri eventuali poveri segni scenografici. Sono e siamo stati ripagati generosamente in quanto la maestosità del Teatro condividendo questo pensiero e il rispetto mostratogli ci si è aperto donandoci la più stupefacente scenografia e macchina d’azione scenica essendo il luogo stesso tutto questo e assai più di questo. Elisabetta Pozzi, in title role, e tutto il cast, ha potuto utilizzare tutto il vastissimo spazio offertoci dal Teatro Farnese in lunghezza e larghezza e altezza: un viaggio nel ventre del ‘600. Da allora, mai più quel Teatro è stato  vissuto e agito così coerentemente.

Nel caso del Marat-Sade, credo che l’interessante fosse l’aver provocato la nascita (o ri-nascita) di una struttura di Opera recitata all’interno di un impianto volgarmente detto “di prosa”: la commistione fra il testo, in versi, di Weiss con Le quattro stagioni di Antonio Vivaldi, eseguite in scena dall’orchestra Europa Galante con la direzione di Fabio Biondi, creava una nuova forma di recitativo obbligato che doveva dialogare espressivamente con un Teatro “tutto parlato”.

La tua vita professionale è costellata di diverse esperienze; oltre Teatro Due, di cui sei stato uno dei principali ideatori: Biennale di Venezia, Direttore della Laurea Specialistica di Scienze e Tecniche del Teatro allo Iuav di Venezia per 17 anni, Sovrintendente delle Celebrazioni verdiane, Presidente dell’Istituto del Dramma Antico di Siracusa, Direttore del Teatro Stabile di Torino in occasione delle Olimpiadi invernali, oltre ad aver messo in scena numerose rappresentazioni teatrali e di Opera in Italia e  all’estero. Cosa immagini nel tuo futuro? Cosa vorresti sperimentare ancora?

Vorrei che Parma diventasse, per l’Italia, il laboratorio delle discipline di spettacolo dal vivo e, per questa nuova sfida, vorrei riavere qui con me Gigi Dall’Aglio.

Viviamo “tempi bui”, tutto sembra essersi fermato, ma fatichiamo a rendercene conto. Non ci sono macerie e fango, ma uno spirito maligno e invisibile, quasi un castigo apocalittico. Anche la cultura, teatro e cinema in particolare, sono stati investiti  da questo flagello. I danni inferti sono irreversibili o se pure a fatica ne usciremo?

Omnia mutantur, nos et mutamur in illis.

Le cose mutano e noi mutiamo con loro. O forse in loro.

Volendo guardare al futuro con spirito ottimistico, il bicchiere mezzo pieno, per intenderci: il “lento procedere”del tutto forse invita alla riflessione. Conoscendo la vostra vitalità cosa state progettando per ritrovarci alla fine del tunnel, che speriamo tutti di percorrere senza intoppi?

Perché saperlo? Lo si scoprirà viaggiando insieme, se sapremo trasformare il Caso in un Destino. Un vecchio proverbio mongolo dice: “Quando Dio creò il Tempo, ne fece in abbondanza” .

Ti ringrazio per questo nostro incontro e per il tempo che mi hai dedicato, con l’augurio che oltre al vaccino per il corpo, possiamo contare anche su un “vaccino per l’anima”, così provata da pensieri funesti, che la cultura, il teatro ed il cinema rappresentano a pieno titolo.

 

Walter Le Moli, regista Direttore della Laurea Magistrale in Scienze e Tecniche del Teatro dell’Università IUAV di Venezia (2001-2016)
Direttore Teatro Stabile di Torino (2002-2007)
Presidente del Conservatorio Frescobaldi di Ferrara (2006-2010)
Presidente dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa
(1998-2002)
Sovrintendente Celebrazioni per il centenario di Giuseppe Verdi
(2000-2001)
Consigliere della Biennale di Venezia (1997-1998)
Presidente nazionale del Teatro di Prosa dell’Associazione Generale
dello Spettacolo (1996-1998)
Direttore, Presidente Fondazione Teatro Due di Parma (1980-1998)

Fra le principali regie nel teatro: Genet, Wedekind, Weiss, Sartre,
Ionesco, Vian, Karge, Cechov, Shakespeare, Omero, Ritsos, Sofocle,
Molière, Goldoni, Horvath, Achternbusch, Osborne, Middleton,
Shaw, Horowitz, Feydeau, Strindberg, Schnitzler, Hofmannsthal;
e nell’Opera: Schönberg, Janacek, Vivaldi, Verdi, Mozart, Puccini,
Cavalli, Menotti, Donizetti, Mendelsshon.

Per il Giubileo del 2000 ha progettato e realizzato la riapertura dell’
Anfiteatro Flavio, Colosseo, col trittico sofocleo Antigone, Edipo Re,
Edipo a Colono; per le Olimpiadi invernali di Torino nel 2006 ha
ideato con Luca Ronconi “Progetto Domani”.

 

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