IL MAGISTERO PLURALE DI FRANCESCO – Dialogo sulla lettera ‘Fratelli Tutti’
di Franco Ferrari
Fratelli Tutti (FT) è la seconda enciclica di carattere sociale, delle tre che Francesco ha firmato dall’inizio del suo pontificato nel 2013. L’enciclica tratta le questioni legate alla fratellanza e all’amicizia sociale, che il Vescovo di Roma ha affrontato in diverse occasioni nei suoi discorsi e che ora ha voluto collocare in un contesto più ampio e organico, dando loro la dignità del magistero proprio di un’enciclica.
I 287 paragrafi che lo compongono sono ricchi di citazioni e di riferimenti a documenti e fonti sia intra-ecclesiali sia extra-ecclesiali. L’attenzione e l’analisi di questo apparato di note ci rimanda ad alcuni interessanti ed innovativi elementi che caratterizzano il magistero del papa ‘venuto dalla fine del mondo’.
In dialogo con le altre fedi e le altre Chiese
In apertura di FT, Francesco dichiara di essersi sentito «stimolato in modo speciale dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, con il quale mi sono incontrato ad Abu Dhabi per ricordare che Dio ‘ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro’. Non si è trattato di un mero atto diplomatico, bensì di una riflessione compiuta nel dialogo e di un impegno congiunto. Questa Enciclica raccoglie e sviluppa grandi temi esposti in quel Documento che abbiamo firmato insieme» (FT, 5). Il riferimento è al Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, firmato il 4 febbraio 2019. Nel testo di FT vengono ripresi otto brani del Documento frutto del dialogo con uno degli esponenti più accreditati dell’islam.
Due considerazioni. In primo luogo l’enciclica trova una delle sue fonti nel dialogo con un’altra fede religiosa, l’islam, al fine di superare il risorgere di una contrapposizione pericolosa. Francesco ritiene che il dialogo sia la strada da percorrere da parte delle Chiese e delle varie fedi per evitare all’umanità una conflittualità distruttiva. In secondo luogo, le riflessioni nate dall’incontro e dal dialogo con un imam, sottoscritte da entrambi, vengono assunte nel magistero della Chiesa cattolica.
Significativa dell’apertura al dialogo interreligioso di Bergoglio è anche la dichiarazione che troviamo verso la fine di FT: «In questo spazio di riflessione sulla fraternità universale, mi sono sentito motivato […] anche da altri fratelli che non sono cattolici: Martin Luther King, Desmond Tutu, il Mahatma Gandhi» (286).
Un procedimento analogo, questa volta in chiave ecumenica, lo troviamo nella Laudato si’ (LS), l’enciclica dedicata al tema ecologico. All’inizio, dopo aver citato il contributo dei suoi predecessori, Francesco riconosce che «anche al di fuori della Chiesa Cattolica, altre Chiese e Comunità cristiane – come pure altre religioni – hanno sviluppato una profonda preoccupazione e una preziosa riflessione su questi temi che stanno a cuore a tutti noi» (LS, 7), per poi assumere nel testo, ai numeri 8 e 9, due ampie citazioni di documenti e discorsi del Patriarca ecumenico Bartolomeo col quale, scrive Francesco, «condividiamo la speranza della piena comunione ecclesiale».
La citazione non ha perciò un valore letterario, ma si iscrive in una storia che è bene ricordare sommariamente. La chiesa ortodossa è separata da Roma dal 1054 e solo dagli anni del Concilio Vaticano II si è iniziato un cammino di riavvicinamento a partire dalla reciproca remissione delle scomuniche. Il 7 dicembre del 1965, alla vigilia della solenne conclusione del Concilio, Paolo VI e il patriarca Atenagora posero fine alle reciproche accuse scismatiche formulate nel 1054. Il fatto che il Vescovo di Roma comprenda nel proprio magistero brani del magistero del Patriarca di Costantinopoli ci dice quanta strada sia già stata percorsa per ritornare all’unità della Chiesa.
In ascolto delle Conferenze episcopali
A pochi mesi dalla sua elezione al soglio pontificio Bergoglio pubblica il documento programmatico del suo pontificato, si tratta dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium (EG), dedicata all’ ‘annuncio del Vangelo nel mondo attuale’. In un passaggio si sofferma sulla natura delle Conferenze episcopali per sottolineare che ancora non sono concepite come “come soggetti di attribuzioni concrete, includendo anche qualche autentica autorità dottrinale” (EG, 32).
Quasi ad anticipare questa attribuzione, Francesco, cita in modo consistente i documenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo nel suo magistero. Percorrendo le note di FT si possono trovare i rimandi ai documenti di undici Conferenze episcopali nazionali (India, Croazia, Colombia, Corea, Sudafrica, Congo, Australia, Portogallo, Francia, Messico, Stati Uniti) e ad una Conferenza episcopale continentale, quella latino-americana, il Celam. È bene osservare che non si tratta di una scelta estemporanea, essa è costante in tutti i principali documenti usciti fino ad oggi. In ordine di apparizione: in Evangelii gaudium ricorrono sette Conferenze episcopali, diciassette nella Laudato si’, dieci in Amoris laetitia, cinque in Gaudete et exultate, sei in Christus vivit, tre in Querida Amazonia.
Se si fa una comparazione relativa alla provenienza continentale possiamo rilevare che le Conferenze episcopali del Sud del mondo (Africa e America latina) e del Sud-Est (Asia e Oceania), 23 su 33 condividono diverse delle preoccupazioni di Bergoglio. I vescovi del Nord (Europa e Nord America) sembrano più defilati, le Conferenze citate sono 10 su 33 e tra queste 7 sono europee tra le quali l’Italia1. Francesco stabilisce in questo modo una circolarità di ascolto reciproco tra centro e periferia, che deve caratterizzare il modello di Chiesa sinodale che, pur incontrando diverse resistenze, è uno dei temi della sua riforma della Chiesa cattolica.
In ascolto della modernità
Tradizionalmente, i documenti del magistero dei papi si pongono in una continuità con il passato in modo da inserire l’evoluzione delle posizioni in un percorso che consenta di metabolizzare i cambiamenti senza troppi scossoni. FT si pone in una certa continuità con le precedenti encicliche di carattere sociale della Chiesa, ma segna un cambiamento di ottica, come già la Laudato si’.
Si può dire che i discorsi sociali della Chiesa si sono sviluppati in concorrenza con il mondo e, in particolare, con l’alternativa al pensiero marxista, inseguendo, se così si può dire, chi per primo ha teorizzato cambiamenti e rivoluzioni di una società ingiusta e degradata. Questi si sono consolidati, poi, «in un contesto di una Chiesa profondamente segnata dal conflitto con la modernità (sia scientifica sia istituzionale) che l’ha saldamente condotta […] su posizioni conservatrici. Invece questa enciclica di papa Francesco si pone non contro ma dentro la modernità: avoca a sé il monopolio della critica al sistema sociale, invoca una trasformazione delle istituzioni laiche, indica orizzonti nuovi di cambiamento e di trasformazione radicale, si pone come lievito della modernità»2.
Per stare nella modernità e ancor più nella contemporaneità occorre per la Chiesa entrare in dialogo con gli autori e con le correnti culturali di questi tempi. Ed è proprio quanto fa il papa argentino, un Vescovo di Roma che, nonostante i suoi critici ritengano inadeguato al compito, ha radici culturali poliedriche, come ha messo bene in evidenza il saggio Jorge Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale3. Percorrendo le 288 note di FT incontriamo autori che si possono considerare riferimenti inconsueti per il magistero dei papi e spesso con biografie culturali ‘eterodosse’, ma che bene rappresentano la ricerca e il pensiero della modernità. Ecco allora che troviamo citati4: Paul Ricoeur, filosofo amico di Mounier e collaboratore della rivista ‘Esprit’, che però rimarcava la distinzione tra la sua fede e il suo essere filosofo5; Georg Simmel, filosofo e sociologo tedesco, considerato uno dei fondatori della sociologia; Gabriel Marcel, filosofo che molti considerano un ‘esistenzialista cristiano’; fino a Vinicius de Moraes, brasiliano, poeta, cantante, compositore, drammaturgo e diplomatico con una vita molto travagliata, di de Moraes c’è una breve citazione (nota 204) del testo di una sua canzone ‘Samba della benedizione’.
Anche tra i teologi, gli ecclesiastici e le correnti spirituali troviamo scelte analoghe6, ad esempio: il teologo gesuita Karl Rahner, perito al Concilio Vaticano II, esponente della cosiddetta ‘nouvelle théologie’ (per molto tempo vista con sospetto) che porterà al superamento della neoscolastica; Charles de Foucauld un cercatore di Dio, prima militare senza convinzione poi monaco e eremita a Béni Abbès (Algeria), amico dei Tuareg nel deserto del Sahara; René Voillaume fondatore della congregazione dei Piccoli Fratelli di Gesù che si ispira al carisma spirituale di de Foucauld; il cardinale cileno Silva Henríquez, oppositore del dittatore Pinochet e grande difensore dei diritti umani.
Queste scelte non le dobbiamo ritenere una caratteristica di FT, le troviamo in tutti i riferimenti dei documenti citati più sopra. L’elenco perciò si arricchisce e possiamo incontrare tra i teologi e gli ecclesiastici: Teilhard de Chardin, Romano Guardini, Henry De Lubac, Hans U. Von Balthasar, Pedro Casaldáliga.
Una segnalazione particolare meritano i molti scrittori e poeti che vengono presi in considerazione. Tra quelli a noi più noti: Georges Bernanos, Jorge Luis Borges, Octavio Paz (Nobel per la letteratura), León Bloy, Mario Vargas Llosa, Pablo Neruda; ma anche i meno conosciuti perché più legati alla realtà latino-americana, tra questi: Mario Benedetti, poeta e drammaturgo uruguaiano; Euclides da Cunha, scrittore e storico brasiliano; Francisco Luis Bernárdez, poeta esponente dell’avanguardia letteraria argentina del Gruppo Martin Fierro, il riferimento è al titolo di un poema epico argentino del 1872 caro a Bergoglio.
Il dialogo, un tema e una pratica care a Bergoglio
L’ampiezza e la varietà delle fonti alle quali attinge papa Francesco, delle quali abbiamo dato per ovvi motivi un resoconto parziale, possono indubbiamente sorprendere sia chi partecipa della vita della Chiesa sia chi la osserva da fuori. Per comprendere queste scelte bisogna considerare che per Francesco «L’evangelizzazione implica anche un cammino di dialogo» e oggi la Chiesa deve impegnarsi in modo particolare in tre ambiti di dialogo: ‘con gli Stati’, dunque sviluppare l’azione diplomatica; ‘con la società’, comprendendo il dialogo ‘con le culture e le scienze’; ‘con altri credenti’ (Evangelii gaudium, 238). Non a caso, il dialogo ecumenico e interreligioso e l’azione diplomatica vengono indicate ai cardinali come priorità dell’azione della Curia nel discorso degli auguri natalizi del 2017.
Il «‘Dialogo’ non è una formula magica, – dirà ai teologi riuniti a convegno dalla Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale – ma certamente la teologia viene aiutata nel suo rinnovarsi quando lo assume seriamente […]. Gli studenti di teologia dovrebbero essere educati al dialogo con l’Ebraismo e con l’Islam per comprendere le radici comuni e le differenze delle nostre identità religiose, e contribuire così più efficacemente all’edificazione di una società che apprezza la diversità e favorisce il rispetto, la fratellanza e la convivenza pacifica»7. La preoccupazione è la costruzione di una convivenza sociale pacifica e solo la pratica del dialogo ne può essere l’artefice.
Franco Ferrari, Caporedattore di “Missione Oggi”, fondatore e animatore dell’Associazione Viandanti (www.viandanti.org).
1 Una precisazione circa i numeri citati in questo paragrafo: le ricorrenze delle citazioni nei sette documenti considerati sono 60, che vanno riferite a 33 Conferenze episcopali nazionali, continentali o regionali, il che vuol dire che una medesima Conferenza episcopale è stata citata più volte.
2 A. Greco, Le citazioni nell’enciclica “Fratelli tutti”, in https://manifesto4ottobre.blog/2020/11/13/le-citazioni-nellenciclica-fratelli-tutti/
3 M. Borghesi, Jorge Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale, Jaca Book, Milano 20172.
4 Per questi riferimenti cfr. A. Greco, art. cit.
5 In Frammenti scriveva di sé: “Io non sono un filosofo cristiano […]. Io sono, da una parte, un filosofo tout court […] e, dall’altra, un cristiano di espressione filosofica”, cfr. A. Greco, art. cit.
6 Per questi riferimenti cfr. A. Greco, art. cit.
7 Intervento all’Incontro sul tema: “La teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del Mediterraneo”. Napoli, 21 giugno 2019.
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