Dalla seconda guerra mondiale al Covid 19
di Antonio Battei – Al di là di eleganti divise, di medaglie decorazioni e nastrine, in guerra c’è anche la sofferenza e il sacrificio di giovani militari. E non ci sono lacrime di genitori né di affrante spose e fidanzate di questi eroi a tenere loro la mano: in guerra si muore soli lontani dagli affetti familiari più cari. Solo i cappellani militari (soldati di Dio) consolano, nei momenti più difficili: tra le tante atrocità la guerra ‘offre’ la solitudine di queste tragiche sofferenze.
Il dramma apocalittico comincia nel 1936 con l’Etiopia, nel ’39 con l’Albania, Francia e Inghilterra nel giugno del ’40 e nell’ottobre la Grecia, nell’aprile del ’41 la Jugoslavia poi la Russia nell’agosto e nel dicembre gli Stati Uniti d’America: la retorica della parola ha obnubilato la ragione.
La follia terminerà con una guerra fratricida e l’onore d’Italia verrà riscattato dalle formazioni partigiane, dai Carabinieri, dalla Guardia di Finanza, dalla Polizia, da chi ha sofferto il campo di prigionia tedesco pur di non aderire alla R.S.I., per non combattere per Hitler e per quelli che portano gli ebrei ad Auschwitz, da chi è rimasto fedele al giuramento reso alla Patria e ad un re vile che fuggirà con tutto il suo Stato Maggiore.
E dunque ancora di solitudine parlano i badogliani (unico esercito italiano regolare) abbandonati a sé stessi ed in solitudine anch’essi moriranno uccisi dalle brigate fasciste e dai tedeschi: si macchieranno di inenarrabili atrocità anche verso inermi popolazioni civili a testimoniare una barbarie scolpita nei nostri cuori a imperitura memoria.
E i sacerdoti come don Ferrante Bagiardi, parroco di Castelnuovo dei Sabbioni: «Vi accompagno io davanti al Signore» con questa stupenda frase affronta il plotone d’esecuzione insieme a settantaquattro inermi civili, suoi parrocchiani. Era il 4 luglio del ’44 e, il giorno dopo, in un paesino lì vicino, stessa tragica sorte per don Giovanni Fondelli, parroco di Meleto Val d’Arno che viene fucilato. Dai carnefici nazifascisti otterrà di benedire i suoi novantadue parrocchiani: donne, vecchi e bambini. Ai martiri la candida Ostia come viatico.
E l’assordante silenzio di Pio XII che, pur sapendo dei campi di sterminio, delle stragi, non interviene a nessun livello, anzi plaude al genocidio degli ebrei serbi perpetrato da Pavelic. Nell’elenco che controbilancia il genocidio degli ebrei ci sono la lotta all’aborto, alla pornografia, l’abolizione e la persecuzione della Massoneria, la guerra al comunismo: a Pio XII sta bene così.
Nel 1990 il Presidente del Senato, l’onorevole professor Giovanni Spadolini, grazie alla sua alta statura morale e senso dello Stato, alla sua cultura, sensibilità ed attenzione alla storia, propone al Governo Italiano ed ottiene, per entrambi i sacerdoti martiri, la medaglia d’Argento al Valor Militare alla Memoria. Sarà lo statista (sempre ricordato e rimpianto da chi scrive) ‘sacerdote di una religione laica’ il 7 luglio del 1991 a consegnare le due medaglie durante una partecipata e commossa cerimonia al Comune di Cavriglia (Arezzo).
E ancor ora, nonostante siano trascorsi oltre settantacinque anni, commuove il ritrovamento di una piastrina con inciso il nome la data di nascita e la città di provenienza del soldato: sono piccole medaglie rettangolari color del bronzo arrugginite così come ancora emozionano logori lembi di grigioverde ritrovati sui campi di battaglia.
E quest’anno in solitudine si è celebrato il 25 Aprile festa nazionale istituita, con decreto luogotenenziale, il 22 aprile del 1946 dal luogotenente generale del Regno S.A.R. Umberto II di Savoia.
Ed ora nella medesima solitudine muoiono migliaia e migliaia di persone falciate dal Covid 19. E medici, infermieri e volontari combattono oggi la pandemia come i medici e gli infermieri allora hanno lottato per salvare vite umane.
Un’epidemia come avvertimento del nostro pianeta dolorosa risposta ad uno sfruttamento illimitato fatto d’inquinamenti fuori controllo di un consumismo smisurato come smisurato l’edonismo di chi comanda il mondo.
Un mondo malato che a noi chiede d’essere ascoltato.
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