La torpediniera

di Antonio Battei È una torpediniera. In quel tempo leggevo D’Annunzio, poi saltuariamente: sì, lo so, manca lo sciabordio dell’acqua contro le murate. Una delle tante ristampe di “Bornisi” (opera di Renzo Pezzani) ma per me la prima, prende vita proprio da questo gigante dalle mille sfumature di nero: è la mia torpediniera dal nome Linotype e siamo nella prima metà degli anni Sessanta.

Inizia così la mia vita di artigiano del libro.Tutto è pesante: acciaio, ghisa, ferro e il ‘profumo’ del piombo fuso inonda la stanza, come in un tempio l’incenso, mentre il crogiuolo bolle sopra un potente fuoco sacro a Vulcano e il ciclope, detto linotipista, si mangia una rosetta alla faccia del saturnismo mentre il metallico suono, come per magia, avverte che il piombo, piano piano, diventa parola.

Poi l’Invicta, foglio dopo foglio, stampa. Ma l’impressore non è mai contento: “Antonio mi sono fermato. Bisogna ‘taccheggiare’ e pulire alcune righe con lo ‘spillone’”.
È un artista che smonta la pesante forma di piombo per metterci sotto un foglio di carta velina: sì pochi millimetri e cambia tutto.

Ne è passato del tempo eppure quei bravi operai dalle mani nere di piombo e dal cuore d’oro, quelle loro parole, quei suoni mi sono rimasti dentro come i veloci percorsi in bicicletta, sotto lo sguardo materno di Serena, da strada Cavour a via XXII Luglio e ritorno: ma il ritorno non c’è, nessuno torna o ri-torna.

Resta la memoria, almeno quella, che assapora ricordi di una vita di corsa lungo la quale oscillano affetti e passioni. Di corsa come quella d’un bambino che, per non essere in ritardo, col cuore in gola, per la prima volta entra in classe in attesa dell’università quella vera, come condizione mentale.

Ora il progresso, termine sconosciuto nella Grecia classica, fa sì che si possa scrivere e stampare accarezzando minuti tasti e ci si può rivolgere al mondo intero: e gli amati fogli dai mille cromatismi diventano così onde leggere come l’aria e sopra le parole.

E chissà se le pessimistiche critiche al progresso di Schopenhauer e le tesi di Nietzsche sarebbero ancora tali ma, sapendo del blog, anche loro, ne sono certo, approfitterebbero: “Non si guadagna mai nulla senza perdere qualcos’altro” (Thoreau).

Ma per fortuna la pace della mente si può raggiungere anche solo contemplando l’infinito orizzonte di luce. 

 

 

Audio by Piergiorgio Gallicani



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